Digital Humanities

DH2010

King's College London, 3rd - 6th July 2010

[Image: KCL Photo Collage]
[Image: London Photo Collage (Somerset House; Globe Theatre; Millennium Bridge; Tate Modern)]

Codifica digitale e semiotica della cultura: un esperimento

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Fiormonte, Domenico
Università Roma Tre
fiormont@uniroma3.it

Guadalupi, Laura
Università Roma Tre
laura.17@libero.it

Inquadramento teorico

L'incontro fra semiotica e teoria della rappresentazione del testo digitale è stato più volte annunciato (Andersen, 1997; Piez, 2007), ma fino ad oggi non si è mai concretizzato in analisi e proposte concrete. È tempo di riprendere in mano la questione e in questo contributo lo faremo partendo da alcuni presupposti teorici per poi illustrare un caso di studio: la traduzione inglese-italiano e poi la codifica XML di una ballata folk irlandese. Come vedremo nell'esempio la pratica delle traduzione interlinguistica e quella della rappresentazione digitale presentano vari punti in comune.

La codifica, al pari della traduzione, è un atto interpretativo (vedi schema sotto). Se tradurre interlinguisticamente significa dare forma alla realtà attraverso una lingua naturale che è, nelle parole di Lotman, un 'sistema modellizzante primario' (Lotman, 1970), codificare è un'attività analoga, che coinvolge un altro sistema di segni. Nel caso da noi preso in esame allora il linguaggio di markup può essere considerato un 'sistema modellizzante secondario' (cf. Fiormonte, 2008: 294-295). L'XML, metalinguaggio descrittivo e dichiarativo, si affranca quindi dalla tradizionale concezione semiotica che relega il medium di comunicazione a un ruolo marginale, per diventare anch'esso strumento produttore di senso. Il documento digitale infatti, e ancora di più un insieme strutturato di documenti digitali – biblioteca, mediateca, ecc. –, si inscrive nel dominio delle auto-descrizioni di una cultura: 'La differenza essenziale tra l'evoluzione culturale e l'evoluzione naturale sta nel ruolo attivo delle autodescrizioni, nell'influenza esercitata sull'oggetto dalle rappresentazioni dello stesso' (Lotman and Uspenskij, 2006: 152). Ciò vuol dire, nel nostro caso, che il documento digitale svolge un doppio ruolo di testimone attivo: sia come 'documento' (che può incarnarsi in diversi formati (PDF, HTML, ecc.) sia in quanto 'rappresentazione' (cf. Buzzetti, 2006: 55). Ci sembra chiaro quali siano le influenze di una siffatta procedura, giacché la codifica digitale è un tipo di auto-descrizione che è in grado di 'definire' la natura di un documento nel momento in cui lo 'descrive'.

Riassumendo dunque la codifica digitale di un documento può essere considerata un knowledge-shaping process costituito da quattro dimensioni interagenti:

  • Trascrizione; processo di selezione 'relying on conventions and reflecting theoretical goals and definitions' (Duranti, 2006: 302);
  • Traduzione; processo di appropriazione e adattamento al sistema semiotico di arrivo (Lotman, 1985: 113-129);
  • Interpretazione; processo ermeneutico di creazione di nuova conoscenza attraverso strumenti di esplicitazione formale (Orlandi, 1990: 26-27);
  • Modellizzazione; qui il termine può essere inteso in una duplice accezione: a) in senso semiotico-culturale come processo di costruzione di device meta culturali (Lotman and Uspenskij 2006); b) come processo di costruzione di un modello euristico del documento, operazione preliminare a qualsiasi trattamento informatico (Gigliozzi, 1997).

Nessuno di questi livelli può essere considerato a sé e l'ordine di questa lista risponde solo a una comodità espositiva.

Traduzione e codifica come processi culturali

Lingue e testi interagiscono all'interno di quel delicato processo generatore di senso che è la traduzione e che nella prospettiva indicata da Lotman consideriamo come concetto di 'confine', luogo di trasmissione e di trasformazione della memoria. Come scrive Lotman, l'attività culturale consiste nel 'tradurre un certo settore della realtà in una delle lingue della cultura, trasformarlo in un testo, cioè in una informazione codificata in un certo modo, introdurre questa informazione nella memoria collettiva' (Lotman, 1970; trad. it. 1975, 25-35).

Partendo da tali premesse, abbiamo sviluppato l' analisi in due prospettive convergenti.

La prima ci ha portato a elaborare una traduzione interlinguistica dall'inglese all'italiano di una ballata folk irlandese sull'Easter Rising (cfr. frammento in Tabella 1), la rivolta del 1916 contro il dominio britannico. Al livello macro-strutturale dei rapporti fra i due sistemi-lingua, abbiamo optato per una traduzione source oriented, che conservasse le differenze culturali, senza quindi incorrere in distorsioni. Sottoscriviamo l'idea di Jurj Lotman e Peter Torop (Lotman, 1984; trad. it. 1985; Torop, 1995) sulla traduzione come appropriazione di una cultura altra, come processo di arricchimento, di integrazione, piuttosto che di assorbimento livellante. Al livello micro-strutturale dell'analisi semiotica del prototesto abbiamo applicato le nozioni della semiotica culturale, in particolare i concetti di 'semiosfera' e 'confine', mettendo in luce le dinamiche conflittuali che possono scaturire quando due culture entrano in concorrenza per affermare ciascuna il proprio sistema di senso. La semiosfera irlandese (vedi Fig. 1; tag 'sem-irl') e quella britannica (Fig. 1; tag 'sem-brit') sono cerchi dalla cui intersezione scaturisce la sfera semiotica della guerra Anglo-Irlandese, delimitata dalle figure di confine che sono i protagonisti della ballad, ossia i rivoluzionari che combatterono per l'indipendenza.

Tabella 1. Frammento della ballata Easter Rising con relativa traduzione.
Ritornello tratto dalla versione originale della ballad Freedom's Sons Versione tradotta I Figli della Libertà
They were the men with a vision, the men with a cause The men who defied their oppress's laws The men who traded their chains for guns Born into slav'ry, they were Freedom's Sons Erano uomini con un sogno, uomini con un motivo per combattere Uomini che sfidarono le leggi dei loro oppressori Uomini che barattarono le loro catene con le pistole Nati schiavi, erano i Figli della Libertà

Il secondo passaggio è consistito nella traduzione metalinguistica, ovvero la codifica della ballata usando lo schema XML-TEI (Burnard and Sperberg-McQueen 1995). A monte del lavoro del filologo digitale stanno le scelte pragmatiche circa gli elementi testuali da marcare, e il linguaggio di markup obbliga a esplicitare tali scelte, motivandole. In virtù di tali analogie, per indicare il processo di digitalizzazione, possiamo adoperare l'etichetta di traduzione di secondo livello. Al posto della codifica delle fasi di stesura, con tanto di analisi critica alle modifiche operate dall'autore della canzone, si è optato per una codifica della canzone che marcasse le nostre interpretazioni del testo. Abbiamo così adattato la DTD della TEI inserendo all' interno dei tag che descrivono la struttura sintattica un valore che rimanda alla funzione narrativa dell'occorrenza e alla semiosfera cui essa appartiene. Per esempio nella Fig. 1., rigo 15, 'ana= fig-enf sem-irl sem-rising ref-prot', riferito a the men, dichiara la natura retorico-enfatica dell' occorrenza e la sua funzione narrativa di protagonista della diegesi. Inoltre, il valore 'sem-irl' rimanda alla semiosfera di appartenenza irlandese, mentre 'sem-rising' sta ad indicare che i rivoluzionari sono i promotori della lotta (la terza sfera di senso) e al contempo agiscono da traduttori sul confine poroso delle due macro-sfere intersecanti. Per converso, al rigo 17, troviamo il riferimento agli oppressors, antieroi e protagonisti della semiosfera britannica. In conclusione dunque si modifica il ruolo del codificatore: da traduttore delle scelte autoriali nell'ambito del processo di scrittura, a co-artefice del testo, poiché nella codifica immette la sua personale interpretazione del brano.

 Sezione dell' esperimento di codifica semiotico-culturale della
                            ballata Easter Rising. In verde, blu e giallo i tag che traducono le
                            strutture di senso soggiacenti a entrambe le versioni (vd. traduzione
                            Tab. 1).
Figura 1

È questa solo una prima ipotesi, utile nel caso in cui di un oggetto di studio si intendano offrire tante codifiche quante sono le prospettive di analisi adoperate, le figure di specialisti coinvolte, ecc. A una digitalizzazione del processo compositivo tradizionalmente diacronica, verrebbe quindi accostata una resa metalinguistica delle sue molteplici interpretazioni sull' asse sincronico. Ciò per sottolineare, ancora una volta, la natura poliedrica, extrasemiotica ed intersemiotica di qualsiasi proto- e meta-testo (cfr. Bachtin, 1979; trad. it. 1988, 292-293).

Conclusioni. La pluridimensionalità semiotica della codifica

La trascrizione e codifica di un documento in XML produce un proprio e indipendente 'strato' semiotico che si affianca e sovrappone alla fonte. Realizzare tali strati attraverso un linguaggio formale implica delle scelte da parte del codificatore-traduttore-interprete che, non differentemente da un parlante di una lingua naturale, si trova continuamente di fronte a diverse possibilità di 'interpretare' e 'rappresentare' lo stesso oggetto. Ma come avviene questo slittamento e insieme 'incremento' semiotico? XML, in particolare, costituisce un ulteriore passo avanti verso il concetto di metalinguaggio (un linguaggio che 'parla' di un altro linguaggio), ma anche un potente strumento in grado di generare, a partire da una medesima sintassi, altri linguaggi fratelli, nonché diverse ipostatizzazioni espressive dello stesso contenuto.

Il computer è un 'symbolic tool' (Andersen, 1997: 1) ed è dunque tempo di iniziare ad analizzare in termini semiotici tanto i prodotti che i processi della digitalizzazione. I linguaggi di codifica, nel caso analizzato lo schema XML-TEI, possono essere considerati vere e proprie 'metalingue' capaci di rappresentare e tradurre la conoscenza. In accordo con la visione della cultural informatics proposta da Crane et al. (2008) la semiotica può esserci di aiuto per definire le basi di una teoria culturale della codifica digitale, ovvero dei modi e delle procedure in cui gli strumenti di digitalizzazione sviluppano, traducono e modificano i meccanismi della memoria e delle identità culturali.

References

  • Andersen, P.B. (1997). A Theory of Computer Semiotics. Semiotic Approaches to Construction and Assessment of Computer Systems. Cambridge: Cambridge University Press
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  • Crane, G., Bamman, D. and Jones, A. (2008). 'ePhilology: When the Books Talk to Their Readers'. A Companion to Digital Literary Studies. Siemens, R., Schreibman, S. (ed.). Oxford: Blackwell. http://www.digitalhumanities.org/companionDLS
  • Duranti, A. (2006). 'Transcripts, Like Shadows on a wall'. Mind, Culture, Activity. 13(4): 301-310
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  • Lotman, J. M. (1985). 'Una teoria del rapporto reciproco fra le culture'. La semiosfera. L'asimmetria e il dialogo nelle strutture pensanti. 113-129
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  • Lotman, J.M. and Uspenskij, B. A. (2006). 'Eterogeneità e omogeneità delle culture. Postscriptum alle tesi collettive'. Tesi per una semiotica della cultura. Lotman, J.M. (ed.). Roma: Meltemi, pp. 149-153
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  • Piez, W. (2007). 'Form and Format: Towards a Semiotics of Digital Text Encoding'. Digital Humanities 2007 Conference Abstracts. http://www.digitalhumanities.org/dh2007/abstracts/paper_188_piez.pdf
  • Sperberg-McQueen, C. M. and Burnard, L. (1995). 'TEI Lite: An Introduction to Text Encoding for Interchange'. TEI U5. Text Encoding Initiative. http://www.tei-c.org/TEI/Lite
  • Torop, P. (1995). Total'nyj perevod. Tartu: Tartu Ulikooli Kirjastus, [trad. it., 2000, La traduzione totale, a cura di B. Osimo, Rimini, Guaraldi]

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Last Updated: 30-06-2010